Cosa sono le razze podoliche?

Il ceppo podolico è un antichissimo gruppo di razze bovine, considerate le più dirette discendenti dell’uro (Bos primigenius), il bovino selvatico europeo che si estinse probabilmente nel diciassettesimo secolo. Le razze podoliche sono attualmente diffuse solo in Italia, nei Balcani, in Ucraina ed in Russia (vedi mappa). Il nome del ceppo podolico deriva dalla Podolia, nell’attuale Ucraina.
Alla pagina razze sono consultabili le schede sulle singole razze.

Le teorie sulle origini delle razze podoliche

Le razze del ceppo podolico sono ritenute le più dirette discendenti del bovino selvatico, detto uro o aurochs, classificato nel 1827 dal Bojanus come Bos primigenius.
Non tutti gli autori sono d'accordo sull'origine delle razze podoliche e sul modo in cui siano arrivate in Europa, e in particolare in Italia.
La domesticazione dei bovini sarebbe avvenuta su diverse specie di bovini selvatici, che avrebbero dato origine ai diversi ceppi bovini oggi esistenti. Dal Bos primigenius, sarebbero derivati i bovini macroceri, cioè a corna lunghe, e quindi, oltre alle razze podoliche, anche i bovini del ceppo celtico, delle isole britanniche e dell'Europa occidentale (Parigi Bini, 1977).
André Sanson (1867) consultando antichi testi sacri cinesi, indiani, ebraici, egiziani e persiani, dà per certa la domesticazione asiatica dei bovini taurini, dato che dalle descrizioni trovate non vede descrizioni di bovini con gobba (cioè zebuini), né di bufali. Invece Buffon e Cuvier davano un'origine europea della domesticazione bovina.
Partendo dalla constatazione di Saint-Hilaire (1862) che verifica che in Asia si trovano resti di bovini domestici più antichi che non in Europa, Sanson ritiene più probabile che sia migrata da oriente ad occidente l'abilità di domesticare i bovini, piuttosto che i bovini stessi con i popoli migratori. Esclusi però i podolici.

L'Uro (Bos Primigenius)

Pitture rupestri delle caverne di Altamira (Spagna)

L'uro era comune in Europa nell'età antica, ed è stato descritto da Erodoto che, parlando della regione tra l'Olimpo e l'odierna Salonicco, dice che “c'è anche grande abbondanza di quei bovi selvatici, provvisti di corna altissime, le quali si importano in Grecia” (VII, 126). È curioso notare che la regione descritta è la stessa da cui ha avuto origine la Katerini, razza podolica greca descritta in un articolo precedente (Taurus, /2008).
L'uro è anche descritto come abitante dei boschi della Germania da Giulio Cesare nel De Bello Gallico (VI, 28), da Tacito negli Annales (IV, 72) e da Plinio nel De Rerum Natura, (VIII, 30), che descrive in modo piuttosto fantasioso come: “il ferocissimo toro dei boschi, più grande di quello dei campi, il più veloce di tutti gli animali, dal colore fulvo, dall'occhio celeste, con il pelo rivolto al contrario, le fauci spalancate fino alle orecchie, vicino alle corna mobili, con la pelle della durezza della selce, che respinge ogni ferita”.
L'uro ha 14 coste secondo Sanson.
Tradizionalmente si ritiene che l'Uro si sia estinto nel 1627 nella foresta di Jaktorów in Polonia dove l'ultima mandria sopravvissuta, pur essendo protetta dalle autorità locali, fu decimata da un'epidemia. Lo Hugues (1906) però cita degli ultimi discendenti dell'Uro, che si allevavano a Londra nell'Hyde-park, con mantello bianco argentino, musello nero, orecchie internamente rosse e le punte delle corna nere.

Forse il Bos primigenius si è evoluto dal Bos namadicus dell'Asia meridionale, che a sua volta deriverebbe dal Bos planifrons del primo o medio Pleistocene dell'India e del Pakistan. Nel tardo Quaternario il Bos primigenius si diffuse in modo estensivo in tutto il continente Eurasiatico e nell'Africa settentrionale. I primi ritrovamenti di questa specie risalgono a 230.000 anni fa. Molti ritrovamenti si hanno nell'Olocene europeo direttamente nell'era dalla 4 glaciazione "Wurm" quando abitavano le regioni meridionali delle Alpi. L'ultima vacca europea morì nel 1627 (Kurten, 1968).
Secondo le informazioni attuali , sembra che la storia del Bos Primigenius in Cina abbia avuto inizio più tardi che in Europa in quanto non vi sono ritrovamenti riconducibili al Medio Pleistocene. Ritrovamenti di questa categoria sono invece un indicatore frequente per sedimenti della fine del Pleistocene . Il Bos primigenius è stato identificato non solo per la sua comparsa tardiva, ma anche per la sua breve durata limitata al tardo Pleistocene.
Questo animale era un pascolatore di grosse dimensioni, non adatto ad attraversare grandi distanze, che viveva in pianure erbose fresco-temperate e relativamente stabili, o in radure ai margini delle foreste o di fitti boschi. È possibile che in epoca storica questi animali siano stati spinti a rifugiarsi nelle foreste dalle attività umane, tanto che all'inizio del diciassettesimo secolo la piccola popolazione sopravvissuta viveva nella fitta foresta sud-occidentale presso Varsavia, in Polonia. (Zong, 1984)

Le teorie sulle origini

Le teorie prevalenti si possono raggruppare in tre filoni:
1) quello tradizionale, di origine ottocentesca, che prevede un arrivo al seguito delle orde barbariche, tra il quarto e il sesto secolo dopo Cristo;
2) quello che invece ritiene che i bovini podolici fossero già presenti nel Mediterraneo in epoche molto più antiche.
3) quello che ritiene che i bovini podolici siano il risultato della domesticazione dei bovini selvatici, avvenuta direttamente in Italia.

1) La teoria “barbarica”

Pitture rupestri delle caverne di Lascaux (Francia)

La teoria tradizionale sull'origine delle razze podoliche è che esse provengano dalle steppe dell'Asia centrale, e che siano arrivate in Europa al seguito delle popolazioni barbariche che invasero dapprima l'Europa centro-orientale e poi si estesero all'Europa occidentale, compresa l'Italia. Il nome del ceppo podolico deriva dalla Podolia, nell’attuale Ucraina.
Non tutti gli autori sono d'accordo su quale popolo avesse introdotto il bestiame podolico: molti autori italiani indicano gli Unni di Attila, che invasero l'Italia nel 450 d.C., secondo Rütimeyer, citato da Falaschini et al. (1965), sarebbero invece bovini pervenuti in Italia nel VI sec al seguito dei Longobardi di Agilulfo (590-615) secondo Corblin e Gouin (1894) sarebbe stato introdotto dagli Ariani, durante migrazioni in più riprese dall'Asia.
Il Maymone non credeva all'ipotesi “unna” perché questi avevano fatto solo una fugace apparizione in Italia, e inoltre in bassorilievi romani identificava bovini simili ai maremmani. (Parisi pag 519, cerca biblio)

Il Keller nel 1858 definiva il bue ungherese come il capostipite delle altre razze.
Il Mascheroni (1929), riprendendo la classificazione del Sanson, definisce una “Specie Asiatica (Bos taurus asiaticus), appartenente alle “Specie brachicefale” e comprendente le varietà Russe, Ungherese, Rumene, Italiane e Camarga. La zona di diffusione di questa “specie” sarebbe stata tutta l'Asia, le steppe della Russia, le regioni Danubiane e l'Italia, e l'origine della specie sarebbe “L'estremo Oriente”.

Secondo Bonadonna (1968) il primo luogo di insediamento del bestiame podolico introdotto in Italia sarebbe stata la Romagna. Molti autori, a cavallo tra ‘800 e ‘900, seguendo la classificazione del Sanson, definivano questo ceppo come “asiatico”, definendolo addirittura come una sottospecie (Bos taurus asiaticus) e chiamando questi animali “Grande razza grigia delle steppe”; altri lo definivano invece come “ungherese” (Faelli, 1903). Secondo Duerst sarebbe il Bos taurus macroceros, secondo Keller l’uro europeo o bos primigenius.
Una variante della teoria dell'arrivo in Italia con le invasioni barbariche è quella del professore ungherese Zoltán Csukás, citato da Honsch (1971), secondo la quale sarebbe stato introdotto bestiame podolico dall'Ungheria, in occasione delle campagne del re ungherese Lodovico il Grande contro Giovanna di Napoli nel 1347 e 1350 e poi con i movimenti commerciali del XVI e XVII secolo.
Secondo Niccolini (1926) nel ferrarese i bovini podolici furono introdotti solo nel '500, dalla Puglia, sostituendo bovini a corna corte, come emerse da scavi archeologici nel centro di Ferrara. Il Montaigne descrisse nel suo Viaggio in Italia, del 1580, l’incontro con grandissimi buoi grigi nella pianura a sud di Monselice, già visti in precedenza nelle proprietà dell’arciduca d’Austria, al quale erano stati però donati dal duca di Ferrara.

2) La teoria “mediterranea”

La teoria, supportata da recenti scoperte dei genetisti, suggerisce che i bovini podolici erano già presenti nel bacino del Mediterraneo nel III millennio a.C., e sarebbero stati introdotti in Italia in età antica. In effetti il vaso a testa di bovino risalente al II millennio a.C., rinvenuta nel palazzo di Cnosso, a Creta, conservato nel museo di Iraklion, a Creta, suffragherebbe tale ipotesi. Bettini (1962), oltre a citare la teoria dell'entrata in Italia al seguito dei Longobardi, cita anche la possibilità dell'introduzione fenicia o cartaginese.
Ciani e Matassino (2001) rilevano che i bovini macroceri sono documentati nel Mediterraneo a partire dal Neolitico, convivendo con il progenitore selvatico Bos primigenius.

3) La teoria autoctona

Altri autori ritengono invece che i podolici sarebbero originari dell’Italia peninsulare, identificandoli con i bovini a corna lunghe raffigurati nelle pitture e nelle sculture etrusche; i Romani avrebbero poi diffuso gli animali in Italia e nelle zone da loro conquistate.
Borgioli (1959) cita, a fianco della teoria sull'introduzione barbarica, quella della continuità con il bue silvestre descritto da Plinio (il Bos primigenius) che esisteva allo stato selvatico nelle regioni boscose e meno accessibili. Ammiano Marcellino dice che Traiano porta dalla Tracia e dalla Pannonia bovini per popolare l’agro romano. Lo Hugues (1906) dice che la razza bovina podolica è stata addomesticata in Ungheria e nella Campagna romana, e per questo la chiama “podolica-romana”. Recenti ricerche basate sul confronto del patrimonio genetico delle varie razze hanno evidenziato che i bovini italiani delle razze Podolica e Maremmana, oltre ad essere imparentati tra di loro, sono più simili a quelli delle razze asiatiche che non ai bovini europei, il che potrebbe far pensare ad un arrivo in Italia di bestiame podolico in età pre-romana, con migrazioni via mare di popoli asiatici, poi stabilitisi in Italia. Questa ipotesi confermerebbe l’origine asiatica degli Etruschi, ed è avvalorata dall’analisi del patrimonio genetico degli attuali abitanti delle zone etrusche della Toscana, che sarebbe anch’esso più simile a quello di popolazioni asiatiche che non a quello degli europei.
Alcuni autori hanno ipotizzato addirittura che i bovini podolici siano stati introdotti nei Balcani dai conquistatori romani, in particolare Adriano e Traiano. Bodo ritiene che i podolici ungheresi derivino da bovini selvatici addomesticati in epoche recenti.

Gli Autori Classici

GIULIO CESARE (100 - 44 A.E.V.)
C. IVLI CAESARIS COMMENTARIORVM DE BELLO GALLICO LIBER SEXTVS

testo originale da: http://www.thelatinlibrary.com/caesar/gall6.shtml (traduzione: Andrea Gaddini)

Tertium est genus eorum, qui uri appellantur. Hi sunt magnitudine paulo infra elephantos, specie et colore et figura tauri. Magna vis eorum est et magna velocitas, neque homini neque ferae quam conspexerunt parcunt. Hos studiose foveis captos interficiunt. Hoc se labore durant adulescentes atque hoc genere venationis exercent, et qui plurimos ex his interfecerunt, relatis in publicum cornibus, quae sint testimonio, magnam ferunt laudem. Sed adsuescere ad homines et mansuefieri ne parvuli quidem excepti possunt. Amplitudo cornuum et figura et species multum a nostrorum boum cornibus differt. Haec studiose conquisita ab labris argento circumcludunt atque in amplissimis epulis pro poculis utuntur. Il terzo genere è quello degli animali chiamati uri. Questi sono grandi poco meno degli elefanti, con l'aspetto, il colore e la struttura dei tori. Hanno grande forza e velocità e non hanno riguardo né per l'uomo né per gli altri animali selvatici, quando li incontrano. I Germani li uccidono dopo averli presi con delle fosse che scavano a tale scopo; gli adolescenti si forgiano con questo lavoro e si esercitano a questo genere di caccia, e quelli che riescono ad ucciderne molti, portandone in pubblico le corna come prova, ricevono grandi lodi. Non possono però abituarsi agli uomini ne' essere addomesticati, nemmeno se catturati da piccoli. L'ampiezza, la forma e l'aspetto delle corna differiscono molto da quelle dei nostri bovini e sono molto ricercate: le rifiniscono in argento ai bordi e le usano come tazze nei banchetti più lussuosi.