Razza Istriana - Croazia
(Istarsko govedo)

L’Istria, penisola adriatica che fu territorio italiano nel periodo tra le due guerre, ha dato origine a due razze zootecniche, entrambe oggi a rischio di estinzione: la razza ovina Istriana (detta anche Carsolina o Pramenka) e la razza bovina Istriana.
Il nome ufficiale della razza bovina Istriana è Istarsko govedo, ma è anche molto usato il nome popolare di Boškarin, che deriva da uno dei nomi che in passato erano dati affettuosamente ai buoi, considerati quasi membri della famiglia e, in particolare, sarebbe l'adattamento del nome veneto Boscarin, che deriva da “bosco”. Altri nomi popolari dell’Istriana, sempre derivati dai nomi propri dei buoi, sono Bakin e Kaparin
La razza è diffusa esclusivamente nella parte croata dell’Istria, mentre non è presente nella parte della penisola che appartiene alla Slovenia.

Origini

L’Istriana appartiene alla popolazione di bovini di ceppo podolico, di grande mole, grigi e dalle ampie corna, diffusa dalla Puglia alla Dalmazia, e condivide con le altre razze podoliche le controversie sulla propria origine.
Infatti, secondo alcune teorie, essa proverrebbe dalla Podolia, nell’attuale Ucraina, e sarebbe arrivata in Istria a metà del 5° secolo d.C. al seguito degli Unni di Attila, e secondo altri sarebbe stata introdotta nella penisola istriana dai Romani.
Altri ancora la ritengono una razza autoctona, originatasi in Istria dal progenitore selvatico dei bovini, l’uro (Bos primigenius), di cui sono stati ritrovati i resti, risalenti al Pleistocene superiore, a Šandalja, presso Pola.
Quest’ultima ipotesi è scaturita da una ricerca condotta da Dejana Brajkovic e collaboratori, dell'Istituto di paleontologia del Quaternario e geologia, dell'Accademia Croata di Scienze e Arti di Zagabria,.

Storia

La razza era originariamente a triplice attitudine, ma era apprezzata in particolare per il lavoro, per la notevole docilità e longevità dei buoi (localmente detti manzi), in grado di lavorare anche fino ai 20 anni di età.
I buoi istriani erano, tra l’altro, usati dalla Repubblica di Venezia per il trasporto dei tronchi di rovere, per la costruzione delle navi da guerra, che provenivano dal bosco istriano di San Marco, proprietà del demanio veneziano.
Gli alberi crescevano piegati, con la punta legata a terra, in modo da acquisire la curvatura che sarebbe servita ai mastri d'ascia dell'Arsenale di Venezia per costruire la chiglia e il fasciame delle galee.
La forma curva dei tronchi ne impediva però il trasporto lungo il fiume Quieto (oggi detto Mirna), e si allestiva quindi la “carrettada”, cioè il trasporto grazie alla forza motrice dei buoi istriani, che venivano requisiti in gran numero, fino anche a ventimila capi.
Il bue istriano era prezioso per il lavoro nei campi, e il possesso di una pariglia di buoi, o "cubia de manzi" era considerata una ricchezza, anche perché significava avere abbastanza terra da arare, mentre i piccoli proprietari dovevano accontentavarsi di un asino.
A partire dall’inizio dell'Ottocento i bovini istriani furono incrociati con bestiame podolico italiano (Pugliese del Veneto e Romagnolo) e dal 1905 ci furomo nuovi incroci con tori romagnoli, con buoni risultati sulla produttività e la fecondità. Gli incroci proseguirono durante il possesso italiano dell'Istria, quando furono promosse le prime associazioni di allevatori, che tentarono di migliorare la razza, utilizzando anche tori maremmani.
I bovini incrociati risultarono però meno adatti al lavoro in quanto avevano unghioni più teneri, quindi al congresso zootecnico di Padova del 1931 si decise di sospendere gli incroci e di selezionare gli animali più aderenti al tipo Istriano primitivo, aprendo anche stazioni di monta.
Nel dopoguerra, passata l’Istria alla Jugoslavia, il nuovo governo decise di migliorare le produzioni zootecniche introducendo massicciamente bestiame di razze estere, in particolare Simmental e Bruna Alpina, e cercando, senza successo, di selezionare le vacche istriane per la produzione di latte, senza comunque riuscire a raggiungere le prestazioni produttive della razza Montafonac, la Bruna Alpina locale.
I test effettuati di recente sulla frequenza dei geni che determinano i gruppi sanguigni, comunque, hanno evidenziato una notevole distanza dell’Istriana dalle razze alpine, il che indica che gli incroci con Simmental e Bruna Alpina non hanno inciso in modo significativo sul patrimonio genetico della razza.
L’introduzione delle razze estere e la meccanizzazione agricola provocarono una drastica dimunuzione della razza dai 60.000 capi degli anni ‘60 alle poche centinaia degli anni ’80, tanto che nel 1986 Mirko Prijatelj girò un film intitolato "Boskarin", con l’intento di salvare almeno la memoria di questi bovini, prevedendone l’imminente estinzione.
Solo la passione e la lungimiranza di pochi allevatori permisero di evitare la scomparsa totale della razza, grazie a una efficace attività di salvataggio, iniziata nel 1988 con l’istituzione del libro genealogico. Nel 1989 i fratelli Aldo e Marino Štifanic di Višnjan (Visignano d’Istria) e Miroslav Haber di Rovinj (Rovigno) fondarono l’associazione allevatori S.U.I.G. (Savez uzgajivaca Istarskog goveda), con sede a Višnjan.

Il recupero

Chi vuole salvare la razza Istriana spera in incentivi, per ora limitati, dal governo croato e dall’Unione Europea, nella quale la Croazia farà prossimamente ingresso. La rinascita punta sulla produzione di carne, molto apprezzata per la sua marezzatura di grasso, in manzi castrati di 18-20 mesi, anche se la razza è tardiva e gli accrescimenti medi giornalieri sono bassi.
Al momento però la preoccupazione principale è la scarsità di riproduttori, quindi la castrazione è praticata raramente, anche se comunque la produzione dei buoi prosegue.
Infatti, anche se non sono più necessari per il lavoro nei campi, oggi affidato ai trattori, essi sono richiesti per manifestazioni folcloristiche, in una regione a forte vocazione turistica come l’Istria.
Attualmente la razza conta 310 vacche in riproduzione, circa 100 manze in attesa del primo parto e circa 20 tori, oltre a 40 buoi. L’inseminazione artificiale e l’embryo transfer sono correntemente praticati.
Il supporto scientifico al salvataggio dell’Istriana è dato del prof. Pavo Caput e dai suoi collaboratori, della facoltà di Agraria dell'Università di Zagabria.
Diverse istituzioni italiane collaborano con quelle istriane allo sviluppo della produzione della carne, in particolare Slow-food ha istituito il “Presidio del Bue Gigante Istriano”, e collabora con l’Agenzia per lo sviluppo rurale dell’Istria Azrri (Agencije za ruralni razvoj Istre), e con l’assessorato regionale istriano all’agricoltura, con sede a Parenzo, nel progetto: “Tutela permanente del bue istriano mediante lo sfruttamento economico del sistema dello sviluppo rurale in Istria”.
Anche la Regione Toscana ha collaborato al progetto, in particolare nell’elaborarazione di un modello di tutela, sulla base dell’esperienza maturata con la razza Chianina.
Il Presidio Slow-food del Bue Gigante Istriano collabora anche con il Presidio della Razza Piemontese, in virtù della comune origine di animali da lavoro dei bovini istriani e piemontesi, per studiare il modello organizzativo dell’Associazione “La Granda”, che riunisce piccole aziende che allevano bovini da carne secondo un disciplinare proprio.
Nel Friuli Venezia Giulia il "Circolo Istria" dì Trieste ha messo in atto diverse iniziative legate alla produzione agricola in Istria, grazie all’impegno del suo presidente Livio Dorigo, veterinario di origine istriana, e appassionato di questa razza bovina.
Presso l’azienda dei fratelli Štifanic è stato istituito nel 1997 il primo parco genetico della razza Istriana, la “Stancija boškarin”, e inoltre alcuni capi si trovano nel parco nazionale dell’arcipelago di Brijuni (Brioni), già residenza del Maresciallo Tito. Diversi agriturismi istriani vantano tra le proprie attrazioni la presenza dei bovini locali.
Anche la Slovenia, che non possiede più bestiame di razza istriana, sta cercando di reintrodurlo tramite l’associazione “Boskarin” di Koper (Capodistria).

Caratteristiche della razza

Il mantello dell’Istriana è grigio uniforme, più chiaro nelle vacche e con aree più scure nei tori, in particolare su collo, spalle, torace, ventre, parte della faccia e lato anteriore degli arti anteriori. Il musello e gli occhi sono bordati di bianco. I vitelli nascono fromentini e a tre mesi prendono il colore grigio
Devono essere neri le estremità delle corna, il ciuffo della coda, il fondo dello scroto, le ciglia e mucosa delle palpebre, il bordo delle orecchie, il musello, la lingua ed il palato; un carattere molto apprezzato è la presenza di due righe verticali sulla faccia.
La testa è allungata con occhi neri e vivaci, le corna sono molto lunghe e misurano circa un metro ciascuna, grige o grigio giallastro, con punte nere, a lira nella vacca ed a mezza luna nel toro. Ai buoi, e a volte anche ai tori e alle vacche, si applicano delle palline di ottone sulle punte delle corna, per evitare ferimenti, anche accidentali, dovuti alla loro ampiezza.
Lo scheletro è robusto, con arti potenti, dotati di articolazioni spesse e di unghioni duri e resistenti.
L’altezza media al garrese è di 148 cm nel toro e 138 cm nella vacca, mentre il peso vivo è di 900 kg per il toro e 625 kg per la vacca; i buoi superano agevolmente i 1000 kg alla maturità, che è molto tardiva, intorno ai 6 anni,
I bovini istriani hanno un ottimo adattamento alla regione carsica e sono molto resistenti alle alte temperature estive ed alla ridotta disponibilità di alimenti e d’acqua.
Infatti la notevole frugalità permette loro di sfruttare i pascoli rocciosi e aridi dell’Istria, che costituiscono la loro principale fonte di alimento, e di brucare le fronde degli alberi e degli arbusti, contribuendo così anche alla pulizia dei boschi.
La dieta prevede solo poche integrazioni di fieno, paglia o foglie secche di mais e la crusca è fornita solo a vacche in lattazione e buoi impegnati in lavori pesanti. Il periodo di stabulazione va dai 2 ai 6 mesi l’anno.
Le vacche producono 800-1200 litri di latte per ogni lattazione, che è interamente a disposizione del vitello, mentre dopo lo svezzamento può venire munta la produzione residua di 6-8 litri al giorno, che ha un’ottima percentuale di grasso (può arrivare al 7%), e una buona percentuale di proteine.
Il latte, spesso misto a quello di pecore della citata razza istriana, viene trasformato in formaggi per uso familiare.
Le vacche si distinguono per una grande facilità di parto, un alta prolificità e una lunghissima carriera riproduttiva, con parti anche oltre i 30 anni di età.
La mansuetudine dei bovini Istriani, in particolare dei buoi da lavoro, è testimoniata da numerosi aneddoti, e gli allevatori assicurano che una pariglia di buoi è in grado di arare da sola un campo, se solo la si assiste mettendo l’aratro nel solco a ogni voltata.
La guida è affidata soprattutto a comandi vocali (ad esempio "sa" per andare a sinistra e "sti" a destra), mentre l’uso frequente del frustino è considerato segno di scarsa abilità da parte del conduttore ("cazador de manzi").
È curioso notare che, tra gli animali iscritti al libro genealogico, ricorrano spesso gli stessi nomi: tra le vacche Galjarda, trascrizione slava dell’italiano “Gagliarda”, Savina, Furmina, Srneja e Viola.
Per i tori ed i buoi sono frequenti i nomi distintivi della razza, Boškarin, Bakin e Kaparin, ma anche Galjardo, e Napoli, nome dato ai discendenti di un omonimo toro di razza pugliese.

Eventi

I bovini Istriani sono protagonosti di due eventi annuali, molto vicini tra loro: il mercato di Višnjan, l'ultimo giovedì di luglio, e la festa di S. Giacomo (Jakovlja), a Kanfanar (Canfanaro), l'ultimo sabato di luglio.
Quest’ultima festa, ripristinata nel 1991, è tutta dedicata ai buoi istriani, che giungono da tutta la regione. Gli animali sono in competizione per l’estetica, per il peso (nel 2006 ha vinto un bue di 1254 kg), e per l’obbedienza, con prove di aratura su un campo ai margini del paese.
Durante la festa i buoi con i loro conduttori sfilano per le vie del paese, sciolti o aggiogati in pariglie, trainando i tradizionali carri agricoli istriani.
Gli animali vincitori di premi nelle varie categorie sono festeggiati e premiati con corone di alloro; infine la Jakovlja si chiude con una festa a base di musica, danze e birra che dura fino al mattino.

Testi consultati

AA.VV. (1999) Monografia sul bovino istriano. Associazione allevatori del bovino istriano, Višnjan, Croazia.
Livio Dorigo (1995) Il boscarin, reliquia genetica. Jurina i Franina, 59: 71-73. Libar od Grozda, Pula, Croazia. (citato su: http://www.istrianet.org/istria/fauna/cattle/boskarin1-ita.htm)
Neven Rimanic (1990) Gonii i avrinke, Kalendar 1990. Franina i Jurina, p. 130-132. Libar od Grozda, Pula, Croazia. (citato su: http://www.istrianet.org/istria/fauna/cattle/boskarin-endangered-eng.htm)

Siti internet:

http://www.brijuni.hr/Home.aspx?PageID=87
http://www.istrianet.org/istria/fauna/cattle/boskarin-spasen-eng.htm
http://www.tiho-hannover.de/einricht/zucht/eaap/descript/242.htm